Un padre, una figlia
di Cristian Mungiu — Romania, Francia, Belgio, 2016, 128'
con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Malina Manovici, Vlad Ivanov
Romeo Aldea, un medico che vive in una piccola città di montagna in Transilvania, ha cresciuto la figlia Eliza con l'idea che al compimento del diciottesimo anno di età lascerà la Romania per andare a studiare e a vivere all'estero. Il suo progetto sta per giungere a compimento: Eliza ha ottenuto una borsa di studio per studiare psicologia in Gran Bretagna. Le resta solo da superare l'esame di diploma degli studi superiori, una mera formalità per una studentessa modello come lei. Ma il giorno precedente la prima prova scritta degli esami, Eliza subisce un'aggressione che mette a repentaglio la sua partenza. Adesso Romeo è costretto a prendere una decisione. Ci sono diversi modi per risolvere il problema, ma nessuno di questi contempla l'applicazione di quei principi che in quanto padre ha impartito a sua figlia.
Debitore, soprattutto nella prima parte del film, di una certa cifra kieslowskiana per quello che riguarda lo sviluppo delle situazioni e dei caratteri (la centralità del caso, la presunta integrità del personaggio centrale, la disarmante apatia della madre di Eliza, i dubbi di quest’ultima su quello che, davvero, vorrebbe fosse la sua vita dopo il diploma), Mungiu si dimostra ancora una volta abile scrittore e formidabile cineasta. Artista capace di indagare nelle pieghe dell’umanità senza mai venir meno ai principi sacri di una messa in scena radicale e riconoscibile.
Valerio Sammarco, cinematografo.it
Palma d'Oro per la migliore regia al festival di Cannes