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Un profilo per due

di Stéphane Robelin — Francia, Belgio, Germania, 2017, 100'
con Pierre Richard, Yaniss Lespert, Fanny Valette, Stéphanie Crayencour, Stéphane Bissot

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Pierre è vedovo e anziano. Si è praticamente chiuso in casa da tempo, ancorato al ricordo dell'amata moglie e con una figlia che lo va a trovare e si occupa di lui. La donna gli regala un computer che non usa più e gli manda Alex, l'attuale compagno della figlia, per insegnargli i primi rudimenti di informatica pratica. Pierre impara così a navigare in rete e conosce Flora, una donna giovane e bella, che attrae con il suo romanticismo. Quando arriva però il momento dell'incontro comprende che non può essere lui a presentarsi e chiede ad Alex di andarci al suo posto.

È convincente, questa commedia di Robelin, perché con la scusa di affrontare il tema del gap digitale tra le nuove e vecchie generazioni - nonché di rileggere in chiave moderna il dramma del Cyrano - si confronta con domande eterne legate al ruolo e ai tempi dell'amore, e alla scommessa della fedeltà: una scommessa da vincere soprattutto verso se stessi.
Rivediamo con piacere Pierre Richard, ricordato soprattutto per alcune gloriose commedie d'oltralpe con Gérard Depardieu che spopolarono negli anni Ottanta: l'attore francese presta i suoi occhi azzurri all'attempato e omonimo vedovo parigino che vive barricato in casa, perso nel ricordo della moglie scomparsa; a tirarlo fuori ci penserà il trentenne Alex, improvvisato insegnante di informatica che lancerà Pierre nel favoloso mondo di... Internet. Il profilo per due del titolo non è altro che quello di un sito per incontri, dove il vecchio Pierre sedurrà in chat la giovane Flora: quando sarà il momento dell'incontro offline a Bruxelles, sarà invece il prestante Alex ad andarci. Lasciandosi alle spalle il ruolo di avatar di Pierre, il giovane si dimostrerà un tombeur de femme imbranato capace però di momenti di vero romanticismo.
Assolutamente perfetto il cast, figlio della coproduzione franco-tedesca-belga: accanto a Richard, che incarna magnificamente il ruolo del vecchio vedovo, solo apparentemente refrattario alla vita, ma invece galante e ancora gaudente, si fa notare il bravo attore francese Yaniss Lespert (nei panni di Alex), che dà credibilità a un personaggio sempre in bilico tra seduzione, cialtronaggine e romanticismo. Le tre protagoniste femminili sono poi di una bellezza mozzafiato: insieme allo sguardo dolente e muto della tedesca Anna Bederke, che imprigiona Madaleine, la moglie di Pierre da giovane nei filmini in Super8 che il vedovo è costretto a rivedere (ma non a rivivere), irrompe con la sua maliziosa vitalità la belga Stéphanie Crayencour, nel ruolo della fidanzata di Alex, e il dolce ma tenace charme di Fanny Valette, che interpreta Flora.
Robelin cerca di tenere in equilibrio la sua pellicola, sospinta dai toni eccentrici della commedia, da quelli più prevedibili della farsa sociale, e dai momenti più involuti e delicati, che guardano al dramma moderno; ed è forse lì che batte il cuore vero del film. Su tutti risalta il tema della seconda possibilità; ci si chiede, infatti, con il vecchio Pierre fino a quando è possibile avere una seconda chance? I giovani protagonisti del film invece si domandano: quanto si deve aspettare per potersela finalmente concedere? Tutti lottano, a fin dei conti, con il sapore della sconfitta, contro il dolore di dover cambiare pagina prima di assaporare i frutti di un nuovo amore, o semplicemente, di una nuova fase della propria esistenza. La solitudine di Pierre fa pari con il lutto che ha colpito anche la bella e sensibile Flora, nonché con la vita incolore e piena di frustrazioni, sentimentali e lavorative, del giovane Alex.  
Sono tutte domande e incertezze a cui si risponde con l'amore e con la vita; e non è scontato che sia così. Ma Robelin ha già scelto dall'inizio quale debba essere la risposta; tuttavia, il coerente travaglio, pur stemperato dentro una cornice leggera e divertente, che i tre protagonisti vivono, litigando, innamorandosi, perdendosi per poi ritrovarsi, si fa sentire e mostra la sua commovente impronta per tutta la pellicola.

Domenico Ippolito, Ondacinema.it