mercoledì
30
novembre
21:15

Un soleil à Kaboul... ou plutôt deux

di Duccio Bellugi-Vannuccini, Sergio Canto Sabido e Philippe Chevallier — Francia, Afghanistan, 2007, 75'
con Ariane Mnouchkine, Theatre du Soleil
proiezione in francese con sottotitoli in italiano

Una testimonianza appassionata e appassionante del lavoro del Théâtre du Soleil diretto da Ariane Mnouchkine a Kabul,chiamato dall’associazione umanitaria per la Cultura e la Società Civile. Una “missione” – come piace ad Ariane Mnouchkine definirla – che ha coinvolto per tre settimane in Afghanistan l’intera compagnia del Theâtre du Soleil, troupe interculturale e comunitaria per definizione, che nei suoi 40 anni di vita ha messo in scena la Storia , la Rivoluzione e la lotta dei popoli per la libertà, da “1789″ a “Tambur sur la digue” a “Le derniere caravansérail”. Uno stage di regia, di drammaturgia, di recitazione e di costume per i giovani afgani nel cuore di un paese dilaniato da conflitti e fondamentalismi e dove l’arte in ogni sua forma è finita sotto il fuoco incrociato dei vari regimi politici: dalla lotta contro il potere sovietico, alla guerra civile tra fazioni di mujahideen, fino al regime repressivo dei talebani che proibiva alle bambine di andare a scuola e alle donne di lavorare fuori casa. La musica e gli strumenti erano banditi, distrutti e bruciati pubblicamente come del resto i libri. Il film racconta l’avventura straordinaria di una compagnia che, come il Living Theatre, non ha mai smesso i panni dell’idealismo umanitario, che continua a contrastare i regimi autoritari, le barbarie dell’intolleranza, della violenza e dell’ingiustizia con le armi affilate del teatro. I pericoli ci saranno, gli attori vengono avvertiti sin dalla prima riunione alla Cartoucherie e Ariane ammonisce i membri della compagnia a prendere una decisione con convinzione. Dubbi, timori per la propria sicurezza e incolumità fisica, ma non per Ariane. La missione chiama e il teatro risponde, in nome del progresso, un progresso di civiltà e umanità. “Come puoi pensare che un paese possa svilupparsi economicamente se la metà della popolazione è tagliata fuori? Chi lo può dire se non voi? Questo è il vostro ruolo, questa la vostra missione, perché non c’è ARTE SENZA MISSIONE. Il teatro permette di guidare la gente “. Per alcuni di loro questa sarà solo una parentesi, per altri significherà il futuro, un lavoro dentro il teatro; c’è chi partecipa a questo stage di nascosto dai genitori, uno di loro, scoperto, viene cacciato di casa. Ha perso una famiglia, ha trovato il teatro. Altri ancora prendono alla lettera l’esortazione di Ariane: “Lasciate parlare il desiderio d’arte, non importa la nazionalità, iniziate a fare gruppo. Noi vi aiuteremo ma la spinta deve partire da voi”. 17 attori scelti da Ariane fondano alla fine dello stage il Teatro AFTAL (Teatro del Sole) e preparano per il Festival Internazionale del Teatro di Kabul “Romeo e Giulietta” guidati da Maurice che prende il posto di Ariane Mnouchkine alla guida della neonata compagnia.

 

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