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Via Castellana Bandiera

di Emma Dante — Italia/Svizzera, 2013, 94'
con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna

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Samira ha tanti anni e un dolore grande: ha perso sua figlia, uccisa dal cancro e da una vita tribolata nella periferia di Palermo. Da sette anni la ritrova in un cimitero assolato e desolato, dove sfama cani e cuccioli prima di riprendere la strada di casa alla guida della sua Punto e a fianco di un genero ostile. Rosa ha una madre da lasciare andare e un passato da dimenticare a Palermo, dove accompagna Clara, la donna amata, al matrimonio di un comune amico. Inquieta e infastidita da una città da cui è fuggita anni prima, infila via Castellana Bandiera, un strada stretta e senza senso di marcia. In direzione ostinata e contraria arriva Samira e chiede il passo per raggiungere la sua casa a pochi metri dall'impasse. Contrariata e altrettanto risoluta, Rosa è decisa a mantenere la posizione. Irriducibili sotto il sole tenace di Palermo, Samira e Rosa si affronteranno in un duello che non contempla resa e retromarcia.

Il film di Emma Dante sorprende per la ricerca mai artificiosa di un linguaggio che si mischia, anche esteticamente, al territorio, reso quanto mai naturale dalla prova di tutti gli interpreti secondari, quasi tutti provenienti dalla Compagnia Sud Costa Occidentale della regista, più le due "scoperte" Renato Malfatti (il carismatico e massiccio genero di Samira), nella vita parcheggiatore dell'Arenella, e Dario Casarolo (minorenne palermitano che interpreta il nipote della donna). 
Un atipico western governato dal gentil sesso, con gli uomini convinti di poterne manovrare le gesta (al punto di organizzare anche delle scommesse "pilotate" sull'esito della sfida...): il muro contro muro, però, non si risolverà così facilmente. Perché da una parte c'è quello che la stessa Dante definisce un "frangiflutti", Samira, muta per tutto il film (ma resa fortemente espressiva dalla gestualità e dagli sguardi dell'ottima Elena Cotta, premiata con la Coppa Volpi a Venezia), monolite al di sopra di ogni cosa, immobile anche di fronte al corso degli eventi, portatrice di un ostruzionismo (quello del quartiere) che prende le mosse da una "questione di principio"; dall'altra una donna, Rosa, tornata controvoglia (e per sbaglio) nei vicoli della propria infanzia, bloccata in una situazione - anche sentimentale, con Clara - che la vede impossibilitata a scegliere: davanti a lei c'è il crash, alle spalle un precipizio (letteralmente). Basterebbe fare una piccola "manovra", ma retrocedere da un'impuntatura - a volte - è più facile a dirsi che a farsi. Bellissimo il finale.

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