02 maggio 2024
Gianluca Vassallo presenta IL POSTO al cinema dl carbone
Dopo La sedia, giovedì 2 maggio alle 21 il regista sardo torna al carbone a presentare il suo nuovo lavoro IL POSTO, che vede sempre protagonista Michele Sarti: una storia di finzione che interpreta e omaggia i 50 anni di DEGW, società di progettazione specializzata in luoghi di lavoro, un racconto inedito sulla centralità dello spazio di lavoro per la collettività e il suo impatto sulle nostre vite.
L'ingresso è gartuito per gli studenti del Politecnico.
29 aprile 2024
Come fratelli – Abang e Adik: dalla Malesia impariamo il senso della vita
Premiato al Far East Film Festival 2023, Come fratelli – Abang e Adik appartiene alla schiera di quelle opere d’autore semplici ma indelebili. Al suo debutto in cabina di regia, Jin Ong dà voce a una realtà dal quale prendere spunto, non solo per riflettere su alcuni valori imprescindibili, ma anche per impararne l’importanza. Attraverso la storia dei protagonisti – magistralmente interpretati da Wu Kang Ren e Jack Tan – vengono affrontati tanti temi, dall’amicizia al sacrificio, dalla solitudine alla paura. Il discorso culturale caratterizza la narrazione, rendendola al tempo stesso poetica e potente. [...]
Cresciuti insieme, pur non avendo alcun legame di sangue, Abang e Adik si comportano (e si considerano) come due veri fratelli. E, come tali, esibiscono una serie di differenze caratteriali, che li porta spesso a scontrarsi. Ma l’affetto che li lega non è mai messo in dubbio, neanche nei momenti di maggior sconforto o nelle liti più burrascose. Ad aiutarli, due figure femminili straordinariamente umane e importanti: una prostituta di nome Money (Kim Wang Tan) e l’assistente sociale Li Jia (Serene Lim). Come fratelli – Abang e Adik mette in luce un particolare spaccato esistenziale, dal quale è impossibile non venir toccati. I due protagonisti appartengono alla schiera degli umili, degli oppressi, degli sfortunati. Eppure, in qualche incredibile maniera, trovano la spinta, se non esattamente la voglia, di andare avanti, di farcela, di sopravvivere. Ma come può definirsi vita questa? [...]
L’amore fraterno prescinde dall’essere nato nella stessa famiglia, dagli stessi genitori; è qualcosa che viene a crearsi naturalmente e diventa indissolubile. Se le condizioni di povertà che vivono Abang e Adik li spinge a trovare riparo e conforto l’uno nell’altro, i due si sono scelti al di là di una mera questione opportunistica. Vittime di un sistema che non concede spiragli alla speranza, i protagonisti credono ancora a un futuro possibile. E lottano con tutte le loro forze per ottenerlo.
Sabrina Colangeli, TaxiDrivers
23 aprile 2024
Dune - Parte Due: un sequel imponente, tra continuità e naturale evoluzione
Dune - Parte Due si presenta al cospetto del proprio pubblico in perfetta continuità con quanto visto nella prima parte, con uno sviluppo che non si limita a continuare la storia che era stata impostata, ma ne rappresenta la naturale evoluzione in termini narrativi ed espressivi. Resta il Dune che molti avevano amato, ma alza l'asticella da molti punti di vista. [...]
C'è infatti continuità narrativa e visiva in Dune - Parte Due rispetto al suo precedessore. Il nuovo film riprende e amplifica quanto già visto con coerenza stilistica e contenutistica, un aspetto che consideriamo come uno dei suoi pregi, ed è qualcosa di non così scontato come potrebbe sembrare. Il Dune di Villeneuve si dimostra un'opera unica, potente, sontuosa (e vi consigliamo di fruirne nella sala migliore che riuscite a trovare nella vostra zona), capace di porsi nel panorama dei grandi Blockbuster contemporanei con le proprie solide regole. Non scende a compromessi, Villeneuve, nel dettare i tempi del suo racconto, lo porta piuttosto avanti con un andamento posato, ragionato, ma potente e travolgente: non c'è scena di Dune - Parte Due che non lasci il segno nello spettatore, che sia un semplice dialogo messo in scena con cura ed eleganza o una battaglia che lascia senza fiato.
Antonio Cuomo, Movieplayer
09 aprile 2024
I misteri del Bar Étoile: tra fantasia danzante e colorato film noir
Fiona Gordon e Dominique Abel sono tornati con L’étoile filante per incantare il pubblico del Festival di Locarno, dove il film ha aperto il programma della Piazza Grande, con il loro cinema unico e poetico, che qui portano nel territorio del noir, tornando alle loro esplorazioni del cinema slapstick e lasciando che la rabbia del mondo risuoni in lontananza.
Li avevamo lasciati ai piedi della Torre Eiffel nel 2016 con Paris Pieds Nus, con Pierre Richard e Emmanuelle Riva, e li ritroviamo sette anni dopo nelle strade acciottolate di Bruxelles, che danno ai primi minuti del film un'aria da vecchia detective story.
Il malinconico barista Boris è perseguitato dal suo passato violento. Vive con Kayoko che, fortunatamente, sembra più che capace di occuparsi del loro destino e della loro vita quotidiana. Ma quando la vittima di un'aggressione finita male si presenta, intenzionata a vendicarsi del passato, Boris si ritrova con le spalle al muro. L’apparizione inaspettata di un sosia depresso quanto lui è quindi provvidenziale. Dom diventa Boris e Boris diventa Dom. Se non fosse che, dal canto suo, l'ex moglie di Dom, Fiona, detective privata old school dotata di macchina da scrivere, impermeabile e una nota dipendenza dall'alcol, risale gradualmente le fila della sua scomparsa fino a L’étoile filante, un bar malfamato in cui si aggira un killer ostacolato da un braccio recalcitrante.
Si ritrovano in L’étoile filante tutti gli ingredienti che hanno garantito il successo del duo incredibilmente creativo composto da Abel & Gordon: un'estetica "casalinga" esaltata dal loro gusto per tutto ciò che è artigianale (sono gli autori oltre che i registi, i produttori e gli attori dei loro progetti), una sinfonia di colori primari, scene composte come se fossero dei quadri, corpi che parlano più delle parole, danze che si impossessano improvvisamente dei vari personaggi e un'irresistibile genialità visiva (solo loro potevano sublimare la carta igienica in modo simile). È un universo singolare che richiede allo spettatore di accettare il suo aspetto slapstick fin dall'inizio e di lasciarsi andare al flusso.
Ma questa volta l'universo del duo sembra contaminato da nuovi elementi, che vanno dal grigio chiaro al grigio scuro, o addirittura molto scuro: la musica sublime e fortemente malinconica del duo Birds on a Wire, sogni agitati, depressioni non così latenti, un killer impazzito, un attentato, un lutto parentale e, in lontananza, la protesta sociale. È un gioco di equilibri, portato avanti dalla troupe del duo, che qui ritrova Bruno Romy e Philippe Martz, e che "scopre" la ballerina e coreografa Kaori Ito, il cui personaggio di piccola ginnasta giapponese vestita di rosso e dai piedi espressivi conferisce un'energia sorprendente all'intera storia.
Aurore Engelen, Cineuropa
04 aprile 2024
Se solo fossi un orso: una sensibile opera prima come spaccato della contradditoria società mongola
La famiglia di Uzii (il padre è morto e ci sono tre fratelli più piccoli) vive sotto la soglia di povertà anche perché la madre non è riuscita, come si dice con una formula ormai un po' vuota, ad elaborare il lutto e non si ritrova né nella grande città né nella campagna a cui decide di fare ritorno. Zoljargal Purevedash ci mostra una società che spinge una parte dei suoi membri ad uno sdoppiamento esistenziale che può condurre alla più totale perdita di speranza. [...]
Ecco allora che la battuta del titolo originale "If I Only Could Hibernate", con tutta la sua significatività legata al desiderio di un'uscita seppur temporanea dal vivere sociale, non viene affidata al protagonista ma a un fratello minore già in fondo consapevole non solo del rigore del clima ma soprattutto di quello di un mondo che non sa guardare agli ultimi se non con sussidi che non aiutano a trasformare radicalmente la loro condizione. Potrebbero riuscirci le doti di chi ama lo studio e affronta con passione un mondo complesso come quello della Fisica.
Lo sguardo in macchina che Uzii riserva allo spettatore a un certo punto del film interroga i responsabili politici della Mongolia ma, fatte le dovute proporzioni e considerate le differenze, va oltre i confini nazionali per estendersi a tutte le società in cui di fatto gli ostacoli frapposti a chi avrebbe le carte in regola per emergere non sono trascurabili.
Giancarlo Zappoli, Mymovies
03 aprile 2024
Rinviato il laboratorio LE MERAVIGLIE DEL PRECINEMA: LO ZOOTROPIO
A causa dell'indisponibilità del curatore del laboratorio, l'evento di sabato 20 aprile alle 16:15 "LE MERAVIGLIE DEL PRECINEMA: LO ZOOTROPIO" è rinviato a sabato 4 maggio alle 16:15.
I possessori del biglietto acquistato in prevendita web vengono rimborsati automaticamente. I biglietti in prevendita web per la nuova data sono disponibili a questo link.
Chi ha acquistato la prevendita in cassa al cinema, può già da oggi presentarsi con il biglietto, per poter ricevere il rimborso o eventualmente il cambio di biglietto per la nuova data.
Ci scusiamo per il disagio.
27 marzo 2024
La sala professori: dalla Germania una lezione di scrittura, recitazione e messa in scena sorprendenti
Nell’anno in cui celebriamo i cent’anni della morte di Kafka, lo script di Çatak e Duncker sembra tributargli omaggio, regalandoci un dispositivo narrativo di rara lucidità e perfidia. Un meccanismo diabolico che nell’avviluppo logico e implacabile di azioni e reazioni si spinge fino a sovvertire i fini originari e svelarne l’assurdo morale.[...]
Il film misura i guasti del sistema educativo, dove anche il più nobile intento può essere sporcato da ideologie di risulta e noti vizi di uomini e donne di ogni tempo. L’invidia tra colleghi, la maldicenza, il bullismo - insomma l’imperfezione umana in alcune delle sue facce - possono sempre aprire una breccia pericolosa. Non stupisce che il turco-tedesco İlker Çatak voglia utilizzare il microcosmo scolastico come metafora politica della Germania odierna (ma l’analogia è estendibile ad altri paesi europei), dove allarma la crescita dei movimenti di estrema destra, la retorica della paura, la crisi dell’autorità, la fobia della devianza e la criminalizzazione dello straniero. Riaffiorano fantasmi di un passato tragico, con cui sembrava che i tedeschi avessero fatto i conti per sempre. Invece persino in un piccolo plesso scolastico si replicano pericolose dinamiche di controllo.
Gianluca Arnone, Cinematografo
25 marzo 2024
Ad aprile prende il via un laboratorio espressivo teatrale
Siamo lieti di annunciare il prossimo avvio del laboratorio espressivo teatrale tenuto da Beatrice Pallone. Il corso si terrà presso la nostra sala il mercoledì dalle 18 alle 20 nelle seguenti date: 3-10-17-24 aprile, 8-15-22-29 MAGGIO. Il corso si attiva con un minìmo di 10 e un massimo di 25 iscritti, senza limite di età. Costo del corso: 120 euro. Per informazioni e iscrizioni: beapalla@gmail.com | 338 4899330
21 marzo 2024
Un solido dramma sociale costruito come un thriller: Inshallah a Boy
Con Inshallah a Boy Amjad Al Rasheed firma un solido dramma sociale che mette in luce, attraverso la parabola di Nawal, l’oppressione cui sono sottoposte e soggiogate le donne in un Paese dal sistema patriarcale e rigorosamente religioso. Un dramma sociale e politico costruito come un thriller, con la protagonista ingabbiata in un labirinto di regole morali, giuridiche e burocratiche dal quale cerca di trovare una via di uscita. Nawal rischia di perdere la casa che ha faticosamente contribuito ad acquistare col suo stipendio, anche se non vi sono documenti a dimostrarlo, e persino la custodia della figlia a causa delle regole imposte dalla Sharia. È costretta a violare il periodo di lutto imposto alle vedove, che per tre mesi non dovrebbero uscire di casa o quantomeno uscire il meno possibile, per lavorare e provvedere al sostentamento di Nora. È sommersa dalle insistenti richieste di Rifqi, da una burocrazia complessa in cui è difficile districarsi e da un sistema che priva la donna dei diritti più basilari naturalmente garantiti agli uomini.
Anna Culotta, Filmpost
21 marzo 2024
Un’esperienza sensoriale, melodramma cosmico e fantasy struggente: Andrew Haigh nei pressi del capolavoro con Estranei
Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi: Andrew Haigh lo sa bene e Weekend (un breve incontro destinato a incastonarsi nella memoria) e 45 anni (una lunga storia denudata di fronte alla verità nascosta) stanno lì a dimostrare quanto sia profondo e struggente lo sguardo di un regista sempre disperatamente bisognoso di credere nell’amore come salvezza. [...]
Tratto dal romanzo di Taichi Yamada, Estranei ha un incipit folgorante, che esplora il palazzo per sondare le solitudini: Adam apre la porta e si trova Harry – l’unico altro inquilino del condominio – sulla soglia di casa, affascinante come ogni sconosciuto che incarna il desiderio ma anche troppo sbronzo per essere affidabile. Paul Mescal è fenomenale nell’incarnare il romanticismo dei falliti e l’erotismo dei solitari, la tenerezza dei malinconici e l’istinto dei felini. Si riconoscono, Adam e Harry, prima di riconoscersi, nonostante la ritrosia dell’uno e l’intraprendenza dell’altro. Ma per andare avanti, e per darsi una possibilità di essere felice, Adam deve fare i conti con il passato che non passa. [...]
È un’esplosione di cinema, Estranei. Di cinema indispensabile. Che crede nella forma come contenuto e che si incarica delle cose più importanti quando fa dire a un personaggio “So quanto è facile smettere di prendersi cura di sé”: la cura del prossimo, la pace con se stessi, la speranza nel futuro. “Ho anche bei ricordi”, dice Adam: nei pressi del capolavoro.
Lorenzo Ciofani, Cinematografo