30 novembre 2023

Il cielo brucia: Christian Petzold si confronta con la furia degli elementi

Amare significa accendersi, per poi spegnersi lentamente, fino a raggiungere l’oscurità, magari l’oblio. Lo sapeva bene Heinrich Heine, quando scriveva: "Mi chiamo Mohamèt, nacqui nell'Yemen, son degli Asra, quei che muoiono quando sono innamorati". La poesia è l’Asra, non a caso la preferita di Paula Beer, diva teutonica al pari di Sandra Hüller, nell’intenso nuovo film di Christian Petzold.[...]

Le sue sono epopee di principesse e sultani moderni, in cui è la realtà a trasfigurarsi, seguendo la filosofia degli elementi. In Undine: un amore per sempre al centro c’era l’acqua, Berlino si svelava ammantata di magia, affondando le radici nella leggenda. In Il cielo brucia è l’orizzonte a diventare cremisi. Piove cenere dall’alto, la memoria corre alla tragedia dell’Olocausto (Il segreto del suo volto, sempre di Petzold), alla storia che non va dimenticata. Acqua, fuoco. Quella di Petzold è un’arte viscerale, legata alla terra, agli spazi.[...]

L’estate è torrida, il cielo brucia. È l’apocalisse? O forse è l’incapacità di avvicinarsi agli altri che distrugge ogni cosa? La risposta allo spettatore. Un film sullo sguardo, sulla solitudine, sull’essere numeri primi al disperato inseguimento di un po’ di umanità. Un fulmine nella notte, che illumina la tempesta e ha l’ardire di non muoversi lungo binari convenzionali.

Gian Luca Pisacane, Cinematografo

23 novembre 2023

Dream Scenario: la notorietà non è un sogno, casomai un incubo

Per Kristoffer Borgli, regista e sceneggiatore norvegese, distaccarsi dal “branco” sembra un crimine da penalizzare con la più grande delle punizioni. Lo era per la sua protagonista precedente, Signe di Kristine Kujath Thorp in Sick of Myself, che pur di essere finalmente vista, riconosciuta, si costringe ad ammalarsi di una malattia della pelle per attirare l’attenzione degli amici e del fidanzato.

In questo caso, Paul Matthews, l’attenzione non la vuole. Almeno non finché non si accorge di averla conquistata. Aver assaggiato la popolarità, aver immaginato cosa possa voler dire avere successo – relativo, visto che per diventare famoso l’uomo non ha dovuto fare assolutamente niente – porta il professore universitario a un’insoddisfazione che lui stesso non aveva mai provato.

È vero, odiava il suo essere debole e facilmente arrendevole, ma era contento della vita che aveva, della famiglia costruita, della casa in cui abitava. E invece, dopo essere apparso in sogno, tutto è cambiato. La vita era troppo stretta, la famiglia non abbastanza e la casa è stata addirittura violata da un pazzo col pugnale in mano intenzionato a impedirgli di invadere ancora una volta i suoi sogni. [...]

Società e individualismo, aspettativa e verità: Borgli prosegue col suo cinema surreale che è un po’ horror e un po’ grottesco, soprattutto quando ha come riferimenti i caratteri reali della gente. È sempre comico, cinico da morire. Vuole bene ai suoi personaggi, ma non per questo devono vivere felici e contenti, men che meno se sotto le luci dei riflettori.

Martina Barone, Th Holliwood Reporter

23 novembre 2023

Kissing Gorbaciov: perché non arrestarono i CCCP in Russia?

«Come mai non ci hanno arrestati?». A un certo punto del documentario Kissing Gorbaciov, proiettato in anteprima ieri al Festival dei Popoli e dal 24 novembre nei cinema, la domanda nasce spontanea non solo per lo spettatore, ma per gli stessi protagonisti della vicenda narrata. «Non si sa», risponde qualcuno, e non esiste altra risposta possibile, in effetti: osservando Annarella, in una giornata del marzo 1989, vestita da matrioska, muoversi con il savoir-faire di una diva e lasciar pian piano cadere gli strati del suo costume davanti alla Cattedrale di San Basilio, nella piazza Rossa di Mosca, viene da pensare sia stato davvero un miracolo che lei e gli altri CCCP non siano finiti in carcereEppure è andata così: all’epoca in quella piazza non si poteva nemmeno accendere una sigaretta, ma la caduta del Muro di Berlino cui si sarebbe approdati una manciata di mesi dopo era probabilmente nell’aria. In Unione Sovietica il segretario del Partito Comunista Michail Gorbaciov aveva da tempo avviato la perestrojka e il desiderio di una nuova modernità liberal-democratica era forte in tutta la federazione. Così “la benemerita soubrette” e i soci Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Danilo Fatur, ossia la prima formazione dei CCCP – Fedeli alla linea, riuscirono sorprendentemente a realizzare il sogno della fine che Ferretti e Zamboni avevano profetizzato qualche anno prima, quando si erano ripromessi di suonare fino a quando non avrebbero fatto un concerto a Mosca.

Chi poteva immaginare che sarebbe accaduto sul serio? Kissing Gorbaciov racconta proprio come sia stato possibile, ripercorrendo l’assurda quanto significativa vicenda di uno scambio culturale tra Italia e URSS promosso dall’Arci Nova Pugliese e dalla giunta comunale di Melpignano, paesino del Salento governato all’epoca da una lista di giovani intraprendenti sostenuta dal PCI. Scambio culturale approvato nientemeno che dallo stesso Gorbaciov e tradottosi in un festival rock, Le Idi di Marzo: un evento che il 23 e il 24 luglio 1988 portò per la prima volta in Italia gruppi del blocco comunista come i russi Sekret, New Collection, Igre e Televizor, gli estoni Justament e gli sloveni Demolition Group, per farli avvicendare sul palco con una schiera di band italiane, dai Mista & Missis ai Downtowners ai Circo Braille, fino ai più noti Litfiba e CCCP. Non solo: nel marzo 1989 l’iniziativa vide gli stessi CCCP, Litfiba e Mista & Missis, più i Rats, sbarcare in Urss, prima a Mosca, poi a Leningrado. [...]

Questo documentario aggiunge un ulteriore tassello all’epopea di quel gruppo che, lungi dall’essere solo musicale, ha saputo fondere più linguaggi con un anelito avanguardistico e una verve situazionista oggi inimmaginabili. Lo fa ampliando l’inquadratura per dare voce al contesto in cui quel mix esplosivo prese forma e costringendoci così a fare i conti con i mutamenti del tempo, sbattendoci in faccia la complessità e le contraddizioni del mondo in cui viviamo, spingendoci alla riflessione, strappando sorrisi (Pelù col colbacco di visone). Gli elementi perché diventi un piccolo cult ci sono tutti.

Raffaella Oliva, Rolling Stone

10 novembre 2023

Domenica 12 novembre festeggiate con noi la Giornata europea del cinema d'essai

Domenica 12 novembre 2023 la CICAE, in collaborazione con il network Europa Cinemas organizza per l'ottava volta la GIORNATA EUROPEA DEL CINEMA D'ESSAI: il cinema del carbone sarà presente assieme ad altri 700 cinema in più di 40 paesi, per celebrare l'importanza delle sale e della produzione artistica del vecchio continente.

I cinema sono presidi culturali nevralgici che arricchiscono ovunque le comunità – nelle città e nelle province. Sono luoghi d’incontro e scambio che uniscono le persone indipendentemente dall’età, dall’origine, dall’istruzione o dal reddito.
Con oltre 100 milioni di utenti ogni anno solo in Europa, i cinema d’essai giocano un ruolo cruciale nel promuovere la diversità culturale e nel dare visibilità ai nuovi talenti.

Per questa giornata di festa ci troverete aperti dalla mattina alla sera: si parte col matinèe del documentario La macchina fissa di Emilio Neri Tremolada (ore 11), presentato dal regista e dal protagonista e seguito da un buffet, per poi proseguire con la tripla proiezione di Club Zero della regista austriaca Jessica Hausner (ore 16 - 18.15 - 20.45).

Vi aspettiamo per festeggiare insieme.

07 novembre 2023

Club Zero di Jessica Hausner: una nuova satira gelida e sofisticata del modernismo occidentale

Allieva di Haneke, con cui condivide lo stesso territorio estetico, e autrice di un cinema crudele e personale, non ha perso il suo tocco per la magnificenza formale delle inquadrature, dei colori e dei suoni che confondono sovente le tracce delle sue intenzioni. Tutto nei suoi film è un segno. In un décor sgombro, i rari accessori lampeggiano come allarmanti indizi, e dentro quadri di maniacale precisione, conduce un nuovo esperimento sociale, ispirandosi liberamente al respirianesimo, la 'disciplina' di chi vive senza mangiare.
I suoi protagonisti si nutrono di aria e di luce, incarnando una forma di assurdità contemporanea in un campus privato che brilla come una moneta nuova. In quello spazio geografico e temporale indefinito, i muri sono verde guano, gli arredi moderni, la moquette arancione. La rigorosa estetica geometrica è in linea con l'istruzione che viene impartita, un discorso igienista ed ecologista che seduce gli studenti (mangiare bene, mangiare meno per preservare la propria salute), prima di legarli a filo doppio a una credenza settaria delirante (non mangiare più per conquistare la giovinezza eterna). Manipolati senza trovare resistenza, i discepoli, tutti ricchi e viziati, vengono progressivamente sottratti all'amministrazione scolastica e all'autorità dei genitori. [...]

Tra humour freddo e crudeltà formale, Jessica Hausner punta il dito su le derive contemporanee: le dottrine pericolose e la sfiducia nella scienza. E a questo punto il problema di Club Zero risiede nel suo tono beffardo e fasullo, che si prende costantemente gioco dei suoi personaggi e serve una morale reazionaria sulla stupidità umana, su una (neo)borghesia incapace nel suo isolamento di classe di interessarsi a d'altro che a se stessa.  Regista dell'invisibile e del fuori campo, questa volta si avvicina al più estremo dei campi off, la fede, l'aldilà, la morte.

Marzia Gandolfi, Mymovies

02 novembre 2023

Dirty Difficult Dangerous: Una storia d’amore al confine tra sogno e realtà

È un inno alla speranza il film di Charaf, che ci porta nel Libano dei sopravvissuti. I suoi protagonisti, Mehdia e Ahmed, sono due persone sopravvissute a povertà e guerra. Lei, Etiope, è stata comprata da un’agenzia, trasferita in Libano e portata in una casa dove si occupa, giorno e notte, di accudire un uomo ammalato di demenza. Lui, sopravvissuto a una bomba, è riuscito a scappare dalla Siria ma ora vive di stenti. Eppure entrambi, nonostante passato e presente difficili, non si abbandonano alla tristezza. Il loro legame, vissuto quando possibile, rubando baci per strada e momenti intimi in luoghi di fortuna, è il motore che dà loro la forza per credere in un futuro migliore.

«Ho voluto raccontare l’incontro di due angeli caduti, Ahmed e Mehdia, due emarginati costretti ad affrontare quotidianamente pericoli e discriminazioni razziali – ha dichiarato il regista Wissam Charaf – Un melodramma in cui crudeltà, commedia e tenerezza si intrecciano, offrendo una visione intima della società libanese odierna».

Simona Grisolia, Taxidrivers

24 ottobre 2023

Un'Odissea contemporanea: Io Capitano di Matteo Garrone

Matteo Garrone evita la didascalia di denuncia e il patetico grossolano e ne trae piuttosto un racconto persino solare, luccicante di speranza, commovente solidarietà tra disperati e bisogno di futuro, quasi un classico e avventuroso racconto di formazione, dalla sventatezza alla maturità, sino alla prima assunzione di consapevolezza. Se la sceneggiatura (firmata da Garrone, Massimo GaudiosoAndrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini, proprio lui, il comico!) appare curata e ben strutturata nel suo percorso a stazioni (come del resto lo è tutta la filmografia Garroniana), le ambientazioni sono di un colorato realismo di sensuale visione, ma soprattutto si coglie il piacere evidente del regista romano nei confronti del colpo di scena magico che sposta improvvisamente i piani della lettura (corpi che vincono la forza di gravità, esseri fantastici, stregoni che ci azzeccano), sino a suggerire una dimensione trascendente di favola contemporanea. D'altra parte, tutta l'effervescente filmografia di Garrone rimbalza tra i due estremi di un realismo a volte anche acre, plumbeo, magari di argomento criminale e le suggestioni gioiose della meraviglia e della fantasia: da Terra di mezzo, 1996, al Pinocchioterragno e umoroso del 2019.

Massimo Lastrucci, Cineforum

20 ottobre 2023

Foto di famiglia

"Un film splendido
capace di regalare diverse sfumature di emozioni
e di restituire messaggi importanti"
Taxidrivers

"Da non perdere"
"Una commedia coraggiosa che sa far ridere e commuovere"
Film TV

"Una splendida riflessione sulla memoria e la fotografia"
"Emozionante e travolgente"
Première

"Una storia incredibile"
"Un inno ai sentimenti che ci tengono uniti e al potere dei ricordi"
Famiglia Cristiana

"Una storie dolce, autentica e gentile"
Elle

"Un momento unico di cinema"
Le Parisien

"Racconta una realtà quotidiana e al contempo straordinaria"
"Coinvolge nel divertimento e nella commozione"
Cinematografo

"Una poesia dal Giappone"
"Autentico e delicato"
Ansa

"Umanità e tenerezza che sollevano il cuore"
Ecran Large

17 ottobre 2023

Foto di famiglia: una toccante storia vera che ha conquistato oltre un milione di spettatori in Giappone

Diretto da Ryôta Nakano, già regista di Her Love Boils Bathwater, Foto di Famiglia si ispira alla divertente e toccante storia vera del fotografo Masashi Asadae alla sua straordinaria capacità di catturare non solo immagini, ma anche i sogni e le speranze di molte famiglie.

Un percorso quello di Masashi che lo porta dall’essere un fannullone conclamato a fotografo affermato e stimato, specializzato nel ritrarre in modo originale non solo la sua famiglia, ma anche altre famiglie, regalando loro preziosi ricordi di vita.

Una narrazione quella di Foto di Famiglia in cui fa da sfondo anche il drammatico terremoto del 2011 in Giappone che mette in pausa la carriera di Masashi ma che lo porterà a decidere di unirsi a un gruppo di volontari in un’impresa straordinaria, quella di recuperare le foto e gli album di famiglia smarriti durante il terremoto e restituirli ai legittimi proprietari. Oltre 60.000 foto saranno restituite ai proprietari grazie allo splendido lavoro dei volontari di cui Masashi fa parte e il racconto di questa incredibile impresa fa il giro del mondo.

Foto di Famiglia è un film che parla del potere della fotografia capace di catturare immagini, ma anche emozioni e aspirazioni. È una storia vera di speranza, resilienza e solidarietà in un momento di profonda crisi. La capacità di Masashi Asada di riportare il sorriso sui volti delle persone attraverso la sua arte è un messaggio potente di quanto la creatività e la gentilezza possano influenzare positivamente le vite degli altri.

CultureTherapy

12 ottobre 2023

Sugar Man: l'incredibile storia di Sixto Rodriguez

Sono passati dieci anni da quando Sugar Man arrivò a vincere un meritato premio Oscar come miglior documentario, e fece il suo debutto nelle sale italiane per la prima volta. E oggi, dieci anni dopo, il tempo trascorso ha contribuito ulteriormente a aumentare il fascino del film, e ancora di più quello che circonda i suoi interrogativi principali. [...]

La storia di Sugar Man e quella di Rodríguez sembrano puntare dritti i loro segnali verso il rapporto e la relazione degli artisti con il successo, il denaro, la vita e la morte. Ognuno è libero di leggere i fatti del film e quelli successivi come vuole, ovviamente, ma le riflessioni più rilevanti che emergono dal film appunto queste: quelle che riguardano il modo in cui ogni uomo decide di condurre la propria vita, e dove e come riesce o non riesce a dare senso all’esistenza.

Per tutto il resto, ci sono i dischi e la musica di Rodríguez, dolenti, poetici, politici, vicini in maniera personale a Dylan come a Cat Stevens, e soprattutto e direttamente alla realtà di Detroit. La metropoli che, oggi, è nella storia non più per essere stata Motor City, il centro dell’industria automobilistica americana e mondiale, ma quella che è stata protagonista di uno spettacolare default, divenuto simbolo degli anni della crisi post-subprime, e il cui attuale rinascimento va a formare un altro curioso e casuale (?) parallelo con la storia personale di Sixto Rodríguez, il musicista che ha dovuto fallire per arrivare a risorgere. Un uomo che, a modo suo, è stato e rimane un mistero indecifrabile.

Federico Pontiggia, CominSoon