06 giugno 2018

L'atelier

La filmografia di Laurent Cantet è sicuramente tra le più prolifiche ed efficaci per ciò che riguarda la capacità di parlare e mostrare in modo genuino, onesto, intelligente e sincero il mondo dei giovani, evitando patetismi, banalità, semplificazioni o buffonerie varie in cui noi italiani siamo invece maestri. L’Atelier non fa che confermare la sensibilità e la maestria del regista francese, che ancora una volta crea un iter cinematografico vibrante, pieno di contenuti, intenso e di rara intelligenza. La stessa che gli aveva permesso di creare altri gioielli sui rapporti umani nella disastrata epoca moderna globalizzata come Risorse Umane, La Classe o A Tempo Pieno.

Tutto comincia con L’Atelier, appunto, un workshop diretto dall’affermata scrittrice di romanzi gialli Olivia Dejazet (Marina Fois), che coinvolge diversi ragazzi originari de La Ciotat, un tempo fiorente cantiere navale europeo, ormai lasciata in balia di una crisi economica strangolante dalla fine degli anni ’80. I ragazzi e le ragazze che compongono L’Atelier provengono da realtà molto diverse, ognuno ha la sua storia e le sue paure, i suoi segreti ed i suoi sogni. Vi è chi ha più talento e chi meno, chi partecipa e chi è più passivo, ma nessuno affascina ed incuriosisce più l’esperta (e un po’ spocchiosa) Olivia del giovane Antoine (Matthieu Lucci). Scontroso, solitario, sempre al limite tra provocazione gratuita e genialità incontrollata, ha però talento, personalità e un intuito al di fuori del comune. Tuttavia Antoine è un ragazzo in preda ad una sofferenza e un’incomunicabilità che solo lei riesce parzialmente a scorgere e che la spingerà sempre di più a tentare di entrare nella mente di questo giovane così strano, diverso ma forse anche per questo unico. Il tutto con esiti imprevedibili.

L'Atelier si erge a perfetta chiave di lettura della nostra epoca,funge allo stesso tempo da lente d’ingrandimento nel descrivere contemporaneamente la dimensione “micro” (quotidiana ed umana) e quella “macro” (storica e culturale) del barbaro presente in cui viviamo. Basato su una robusta e intelligente sceneggiatura di Robin Campillo e dello stesso Cantet, sublimato da una fotografia efficace e discreta di Pierre MilonL’Atelier deve però molta della sua bellezza ed innegabile efficacia al cast, composto in gran parte da giovani esordienti, il che conferma il fiuto del regista nel saper scegliere in modo impareggiabile volti, voci e corpi perfetti per i suoi film.

Sono molte le tematiche affrontate da Cantet in questo diario della disperazione non solo francese, ma soprattutto occidentale: il razzismo, il terrorismo e la paura ad esso collegata, la povertà, lo scontro tra generazioni, il fascismo rinato in un’Europa dimentica non solo del proprio passato ma anche del proprio futuro, che si accontenta di un presente di odio, solitudine e povertà. Su tutti domina però la performance straordinaria dell’esordiente Matthieu Lucci, capace di dipingere uno dei migliori “giovani” visti recentemente al cinema. Vivido, intenso, emarginato perché un po’ se la cerca ma anche perché troppo più intelligente e talentuoso dei suoi coetanei, si collega in modo lampante e stupendo all’omonimo Antoine de I 400 Colpi, capolavoro di François Truffaut, di cui è erede, trasposizione moderna ed evoluzione allo stesso tempo. Afflitto da un’immaturità e una disperazione antiche, epocali, di quelle che di solito abitano i reduci di guerra o coloro i quali il meglio della vita lo hanno lasciato alle spalle e non davanti, si fa strada in un mondo freddo, ostile e cupo.

È un film politico prima ancora che generazionale, un film non tanto o non solo per i giovani ma sui giovani, spietato, crudo e sincero, che schiaccia con intelligenza i cliché su “l’età della spensieratezza”, ricordandoci come spesso il cinema tralasci di quegli anni la violenza, la solitudine, la disperazione.

Giulio Zoppello, cinematographe.it

01 giugno 2018

Fare design

Il design coinvolge la nostra vita quotidiana, rendendola di volta in volta più semplice, più ricca, più profonda, più bella. Ma cosa vuol dire fare design? Dall’idea al prodotto finito, le figure coinvolte in questo processo sono molteplici. Con quattro documentari in tre appuntamenti, andremo alla scoperta di personaggi unici e peculiari che rappresentano l’ampiezza e la varietà del settore. Impareremo a conoscere il fotografo Tom Vack, il designer e artigiano Lino Sabattini, il mitico ebanista Pierluigi Ghianda, per concludere con Charles e Ray Eames, la più famosa coppia di maestri del design americano. Lungo il percorso ammireremo le diverse fasi del processo creativo e produttivo che porta alla nascita degli oggetti che amiamo, dalla concezione allo sviluppo, dalla realizzazione alla comunicazione. Il tutto sotto la sapiente guida del curatore della rassegna Paolo Ferrarini, docente di “Fashion and Industrial Design” presso l’Università di Bologna (Polo di Rimini).

Primo appuntamento lunedì 4 giugno alle 21:15 con due film in un'unica serata: si parte con Drunk on Light di Ester Pirotta ed Emilio Tremolada; a seguire, Lino Sabattini di Gianluca Migliarotti.

30 maggio 2018

'77 No commercial use

Mercoledì 30 maggio alle 21:15 il regista Luis Fulvio presenterà il suo '77 No commercial use: un film fatto quasi interamente di materiale di repertorio che lavora – in ossequio alla scuola ghezziana – sulla giustapposizione e contrapposizione di concetti e immagini, di suoni, rumori e proteste, attingendo da ogni tipo di materiale, per lo più mai visto, o almeno mai visto in questa ottica. ’77 No commercial use sono le speranze e le ossessioni, quelle di Luis Fulvio, che nel ’77 ci è nato e sul ’77 si è sempre interrogato. Perché di ’77 si può anche morire, da entrambi le parti – poliziotti e manifestanti, giornalisti e studenti, uomini delle istituzioni e cittadini comuni – lungo il fronte di una trincea apparente, ma mai dichiarata, tra il vecchio e il nuovo, tra il passato e il futuro, tra la reazione e la rivoluzione.

29 maggio 2018

Quartetto italiano. Una lezione di stile

Martedì 29 maggio alle 21:15, in collaborazione con l'Associazione Postumia di Gazoldo degli Ippoliti, il violinista Paolo Ghidoni presenterà al cinema del carbone il film Quartetto italiano. Una lezione di stile di Nino Criscenti.

La storia di quattro ventenni sullo sfondo dell’Italia da ricostruire, quattro musicisti che si mettono insieme nel ’45, in un quartetto che intitolano all’Italia che rinasce: Quartetto Italiano. Tre ragazzi e una ragazza: Paolo Borciani (primo violino), reggiano; Elisa Pegreffi (secondo violino), genovese; Piero Farulli (viola), fiorentino; Franco Rossi (violoncello), veneziano.

I quattro suoneranno insieme per 35 anni, saranno acclamati come “il più bel quartetto del secolo”, daranno tremila concerti e lasceranno su disco memorabili interpretazioni, da Beethoven a Webern e Stravinskij. Ma tutto questo, la loro grandezza, il loro successo, è il dopo. Nel documentario ci si ferma a vedere quattro ragazzi che fanno musica tra le macerie, in un’Italia dove tutto è da rifare.

La storia è raccontata con le testimonianze di Elisa Pegreffi, Piero Farulli, Franco Rossi e Guido Alberto Borciani, fratello di Paolo e autore di un libro di memorie sul Quartetto Italiano; con gli interventi di persone che hanno conosciuto e frequentato i quattro e hanno assistito ai loro primi concerti: da Roman Vlad, che era con loro all’Accademia Chigiana di Siena nel ‘42, al musicologo Gian Paolo Minardi che li ha ascoltati per la prima volta a Parma nel ’47, a Duilio Courir che li ha seguiti in tutta la loro carriera. Infine Maurizio Pollini che li sente per la prima volta nel ’52 a Bolzano, e nel ’74 suonerà con loro il Quintetto di Brahms.

Le immagini d’archivio dell’Istituto Luce e di cineteche straniere – dagli anni del fascismo a quelli della guerra, della Resistenza e della ricostruzione – aiutano a rievocare l’Italia di quel periodo. Il suono del Quartetto Italiano accompagna come una colonna sonora la costruzione della democrazia: le prime elezioni libere, il voto alle donne, il referendum, la Costituzione. Nel documentario sono inseriti diversi estratti delle rare registrazioni televisive del Quartetto Italiano con brani di Beethoven, Haydn, Mozart, Schubert e Sostakovich.

22 maggio 2018

Musica e poesia con il Giardiniere Gentile

Un giardino è una piccola orchestra: i fiori, gli alberi, l'erba dei prati risuonano nel vento; e gli animali si inseriscono a tempo con la loro voce. Il giardiniere gentile, il laboratorio-spettacolo dei Quimiallegro, in programma sabato 26 maggio alle 16.15 per il carbone dei piccoli lab, ci aiuta ad allenare l'orecchio per farlo tornare "naturale", capace di cogliere fruscii, fremiti, cinguettii che fanno musica sotto il rumore pesante delle strade di città. I Quimiallegro, formazione che spazia tra la poesia e la musica elettronica, propongono il loro concerto per parole e fogliame ai bambini dai 6 anni in su e ai loro genitori. Costo d'iscrizione (bambini e adulti): 5 euro. Per iscriversi è necessario effettuare la prenotazione a questo link. Al termnine della performance, una gustosa merenda offerta da Coop Alleanza 3.0.

20 maggio 2018

Tutti matti per i gatti!

Una pacifica invasione di gatti è prevista in via Oberdan per lunedì 21 maggio alle ore 21.15. E' infatti in arrivo al cinema del carbone KEDI - LA CITTà DEI GATTI, il ritratto di una delle più seducenti città del Mediterraneo, vista attraverso gli occhi dei suoi abitanti più pelosi e miagolanti. 

Istanbul infatti è celebre in tutto il mondo non solo per la sua millenaria storia, che l'ha posta a cerniera tra due culture e due continenti, ma per la sua popolazione felina. Sornioni, curiosi, discretissimi, sono milioni i gatti che con passo felpato si aggirano liberi e senza padrone per tetti, strade e giardini dell'antica Bisanzio, quasi a proteggerla e a preservarne il mistero.

La regista Ceyda Torun ha cercato di seguire i loro movimenti, usato droni per filmarli sopra i tetti e pedinarli per catturare la loro vita di ogni giorno mentre si stendono all'ombra delle piazze e salgono sugli alberi, si avvicinano agli avventori dei bar o aspettano fiduciosi sulla banchina del porto il ritorno dei pescatori. Dopo due mesi di riprese, è passata al montaggio, tentando di raccontare l’unicità di ogni storia raccolta e permettendo ai gatti stessi di narrare le proprie vite.

20 maggio 2018

The Harvest: un docu-musical sul lavoro agricolo

Quella che è universalmente riconosciuta come un'eccellenza italiana - la produzione agro-alimentare - oggi è sostenuta dal lavoro di migliaia di coltivatori indiani, costretti a prestare la propria opera in condizioni di sfruttamento. THE HARVEST - in programma al cinema del carbone lunedì 26 maggio alle 21.15 - racconta le storie di alcune di questi lavoratori dei campi secondo l'insolita formula del docu-musical, che unisce il linguaggio del documentario alle coreografie delle danze punjabi.

THE HARVEST la vita delle comunità Sikh stanziate stabilmente nella zona dell’Agro Pontino e il loro rapporto con il mondo del lavoro. I membri di queste comunità vengono principalmente impiegati come braccianti nell’agricoltura della zona. Gli episodi di sfruttamento (caporalato, cottimo, basso salario, violenza fisica e verbale) sono stati rilevati in numerosi casi, quasi sempre da associazioni che operano sul territorio locale.

Alla proiezione sarà presente il regista Andrea Paco Mariani.

18 maggio 2018

Il menu di Food&Science Doc

Cavoli, patate, OGM, insetti e scarti alimentari: questo l'invitante menu proposto da Food&Science Doc, la rassegna di documentari dedicati al cibo, alla produzione e al mercato alimentare, alle bio-tecnologie applicate, alla sostenibilità ambientale dell'agricoltura e dell'allevamento in programma dal 18 al 20 maggio al cinema del carbone. Parte integrante del programma di Food&Science Festival - promosso da Confagricoltura Mantova, ideato da FRAME e organizzato da Mantova Agricola -, Food&Science Doc inaugura venerdì 18 ore 21.15 FOOD EVOLUTION, una missione scientifica nel pianeta OGM per conoscere lo stato di avanzamento della ricerca nel settore delle biotecnologie agricole e capire quanto realmente gli OGM siano dannosi per la salute e incidano sulla riduzione della biodiversità. Il programma comprende inoltre JUST EAT IT (sabato 19 ore 16.30), racconto dei sei mesi vissuti da una coppia di giornalisti nutrendosi esclusivamente degli scarti generati dal sistema della distribuzione americana, pari circa al 50% della produzione alimentare totale; CAVOLI, PATATE E ALTRI DEMONI (sabato 19 ore 14.30 e domenica 20 ore 17.30), viaggio nella fertile campagna dell'est Europa esposta alle contraddizioni del mercato globale; mentre per scoprire come rimediare un succulento pranzetto cucinando larve, blatte e termiti basta non perdersi BUGS (sabato 19 ore 18.30 e domenica 20 ore 15.30), il film che accompagna la ricerca della Ong danese Nordic Food Lab presso le popolazioni che abitualmente si cibano di insetti, ritenuti decisivi da molti scienziati per risolvere i problemi del crescente fabbisogno alimentare.

12 maggio 2018

Roberto Latini si racconta a dialoghi

"Tra platea e palco c’è un patto basato sulla disponibilità all’incontro, sulla possibilità che c’è tra ascolto e relazione. Si tratta di sentire l’occasione teatro, nelle sue altezze possibili, oltre quelle che siamo. Dell’immaginazione, sono sicuro, ci possiamo fidare". Lunedì 14 maggio (ore 21.15) Dialoghi di teatro contemporaneo apre il sipario su Roberto Latini, tra gli autori e attori più riconosciuti della scena italiana e internazionale. Fondatore di Fortebraccio Teatro, premio UBU come migliore attore nel 2014 e nel 2017, nella conversazione con il critico con il critico teatrale Andrea Porcheddu intitolata L'ATTORE SENZA SPETTACOLO Latini ripercorrerà la sua carriera toccando le sue originali riletture dei classici proposte in spettacoli come Cantico dei cantici, Amleto + Die fortinbrasmaschine, Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi), I giganti della montagna, Ubu Roi. I Dialoghi di Teatro Contemporaneo sono realizzati grazie al sostegno di Marcegaglia spa.

12 maggio 2018

Una biblioteca per tutti

Saper mettere i libri e le persone in relazione. Questo è la virtù profondamente democratica delle biblioteche pubbliche, impegnate ogni giorno senza clamori nella trasmissione del sapere. Con EX LIBRIS - in programma mercoledì 16 maggio alle 20.15 - l'ottantasette regista americano Frederick Wiseman - Leone d'Oro alla Carriera nel 2014 - scrive un ulteriore capitolo della sua enciclopedia civile, raccontando la vità quotidiana all'interno di una della più importanti biblioteche al mondo: la New York Public Library, una vera e propria rete diffusa di centri di lettura che affianca alla imponente sede sulla Fifth Avenue ben novantadue divisioni diffuse tra Manhattan, Bronx e Staten Island. La narrazione non si sofferma tanto sul patrimonio antico, ma piuttosto sulle numerose attività di promozione - letture, corsi, incontri pubblici - e soprattutto sull'incessante lavoro di assistenza al pubblico che gli operatori svolgono con dedizione e competenza. EX LIBRIS risulta un film straordinariamente corale, che esalta la funzione sociale e culturale della New York Public Library, come polo di aggregazione per ogni etnia e centro sociale. La serata è organizzata in collaborazione con la Rete bibliotecaria mantovana.