
20 settembre 2019
Ecco The rider: il gioiellino indie che rielabora il western
C’è qualcosa che scalpita nel passato del giovane Brady Jandreau. Un cavallo selvaggio, imbizzarrito, che ricompare nei suoi sogni e poi fugge via lasciandolo solo con le sue cicatrici e i suoi ricordi. Brady è una ex star dei Rodei che dopo una grave caduta da cavallo subisce un forte trauma cranico, quindi costretto a stare lontano dall’azione, lontano dai pericoli, lontano da se stesso. Deve ricominciare a vivere, prima di tornare a sognare.
È una bella sopresa The Rider. Un film che partendo dalla storia autobiografica di questo ragazzo (che intepreta se stesso nel film) riesce a disegnare una sincera parabala universale di accettazione dei propri limiti e di dolorosa redenzione. Ma è anche un western The Rider? Certamente ne assume tutte le coordinate immaginarie: innanzitutto quelle iconografiche (l’abbiglimento, gli accessori da cowboy, i cavalli), poi temporali (una dilatazione “epica” delle cavalcate che fa respirare il film oltre la sua stessa trauma) e infine spaziali (questo South Dakota dei giorni nostri sempre molto simile a del vecchio West). Insomma la talentuosa regista cinese Chloé Zhao – che ormai da anni lavora in America – riesce nell’impresa di far viaggiare su due binari separati (ma destinati fatalmente a incontrarsi) il percorso autobiografico di Brady e quello del genere Western: quando il ragazzo guarda i filmati della sua caduta su YouTube il suo smartphone ci regala le immagini mitiche dei tempi d’oro, una Low Definition che invade lo schermo dialogando con i primi piani e con la macchina a mano così tipica del cinema indie americano.
Ecco allora che per tornare a sperare Brady deve sfidare il dolore e la sua vistosa cicatrice (soprattutto interiorie) riavvicinandosi ai cavalli, riiniziando ad addestrarli in quel lunghissimo (e bellissimo) corteggiamento che porta un animale a fidarsi dell’uomo. La successiva cavalcata nella prateria assume pertanto i connotati di un vibrante ritorno al genere: i primi e primissimi piani (del dolore) di Brady diventano ora campi lunghi e lunghissimi accompagnati da musica strumentale, con il “cinema classico” che irrompe creando quest’ibrido fascinoso e decisamente riuscito. Perchè The Rider rimane un film fatto di piccole cose, quelle necessarie: il dolore represso di Brady si scioglie solo con la sorellina (che ha qualche problema relazionale) e con un suo vecchio collega di rodei ormai paralizzato. Insomma Brady si riavvicina pian piano agli affetti e il film lo pedina con rispetto, spesso in silenzio, arrivando letteralmente a curare le sue ferite con l’apertura al western che segna anche un contatto emotivo con l’immaginario di tutti noi spettatori. Un abbraccio che avvertiamo.
Pietro Masciullo, Sentieriselvaggi.it

26 agosto 2019
ARRIVA LA COMMEDIA SENTIMENTALE PERFETTA
Immaginate di aver passato dieci anni assieme, di avere una casa, un cane e soprattutto due figli, ancora piccoli, in comune. Immaginate di capire di non amarvi più e decidere di separarvi. Di non sapere come fare perché i bambini non ne soffrano. Chissà quanti di voi ci sono passati. Immaginate però che, invece di prendere due appartamenti separati, vi lanciate in una strana avventura: costruirne uno con due ingressi, due cucine, due bagni, due camere da letto e un'unica stanza, per i piccoli, in mezzo a fare da tramite. Curioso, no? Ma soprattutto immaginate poi di farne un film. Decisamente non da tutti.
Arriva al Carbone il 28 agosto, dopo aver girato i festival e vinto diversi premi, L'amour flou, la divertente commedia firmata dagli attori francesi Romane Bohringer e Philippe Rebbot che hanno raccontato la loro storia di separazione, rimettendo in scena una serie di cose che sono loro capitate nella vita reale, estremizzandole, portandole verso la comicità. "Contrariamente a quello che si può pensare, Philippe e io siamo piuttosto pudici - racconta Romane - eppure l'amore, la famiglia, i bambini sono temi che riguardano tutti. Abbiamo pensato che la nostra storia intima potesse essere condivisa, ci siamo visti come eroi di una commedia sentimentale. Nel film tutto è vero ma tutto è trasformato, digerito, sublimato". "Avevo paura dell'esibizione - confessa Philippe - Romane però mi ha convinto che tenendo unicamente la vena comica della situazione avremmo tenuto una distanza ragionevole tra il film e la nostra vita".

16 luglio 2019
Cinema a Curtatone
A partire da questa settimana, per quattro martedì parcheggeremo il nostro schermo gonfiabile nell'area feste del Boschetto, per allietare le serate estive con l'ormai tradizionale Cinema a Curtatone.
Quattro proiezioni cinematografiche all'aperto nell'area feste del Boschetto, in collaborazione con il Comune di Curtatone, Curtatone Solidale e le associazioni del territorio. Quattro grandi successi della stagione appena conclusa, per allietare le serate estive, all'interno del programma di eventi CURTATONE E...STATE INSIEME 2019. Si parte con la divertentissima Paola Cortellesi protagonista de LA BEFANA VIEN DI NOTTE, martedì 16 luglio alle 21:15.
Ingresso al singolo film: 4 euro | Abbonamento ai quattro film: 12 euro

08 luglio 2019
CINEMA CON L'ANFFAS A OSTIGLIA
Nei lunedì di luglio il cinema del Carbone trasferisce il suo schermo gonfiabile ad Ostiglia per partecipare a UN’ESTATE INSIEME ALL’ANFFAS. Il progetto, realizzato insieme a diverse associazioni del territorio e al Comune di Ostiglia, desidera promuovere i temi dell’inclusione sociale, della cooperazione, della solidarietà e dell’amicizia organizzando una rassegna cinematografica all’intero del Parco della Comunità Socio Sanitaria “Il Parco” di Ostiglia presso la quale è da tempo attivo l’orto sociale gestito dal Comune di Ostiglia, Anffas e da diverse associazioni. Durante le serate i ragazzi e le ragazze di Anffas saranno coinvolti nella gestione degli aspetti organizzativi.
Il progetto è realizzato con il patrocinio di Comune di Ostiglia, Auser Ostiglia, Fondazione Comunità Mantovana Onlus e ASD L'arcobaleno Onlus.
I FILM IN RASSEGNA:
|
Ingresso: 5 euro adulti | gratuito bambini fino agli 11 anni.

03 luglio 2019
L'ultima ora di Sébastien Marnier
Dopo l’opera prima Irréprochable, il giovane regista francese classe 1979 Sébastien Marnier torna al thriller con l’interessante film L’Ultima Ora (L’Heure De La Sortie), presentato nella sezione Sconfini della 75. Mostra del Cinema di Venezia.
Un insegnante di scuola superiore si butta dalla finestra davanti ai propri studenti ma alcuni di loro, in particolare sei, rimangono impassibili e freddi. Pierre (Laurent Lafitte), il nuovo supplente venuto a sostituire l’insegnante deceduto, fa subito caso al fatto che questi studenti hanno nei suoi confronti un atteggiamento molto ostile. Ben presto i sei ragazzi renderanno impossibile la vita di Pierre.
Sébastien Marnier, al suo secondo lungometraggio, dimostra tutto il suo talento con un film che, traendo spunto dal cinema di Michael Haneke, mette in scena un’opera capace di toccare moltissime tematiche.
Il merito maggiore di L’Ultima Ora (L’Heure De La Sortie) è quello di immergere lo spettatore, nel corso dei 103 minuti di durata, in una storia dallo sviluppo narrativo intelligente: il regista ci trascina all’interno di un thriller psicologico che si evolve in maniera del tutto originale. Nella prima parte la pellicola costruisce un’atmosfera sempre più grottesca che porta il pubblico a parteggiare per il malcapitato Pierre, che si scontra con alcuni studenti straordinariamente intelligenti dal comportamento inquietante (quasi come se fossero degli automi senz’anima). Utilizzando le regole tipiche del thriller/horror, Marnier crea un clima sempre più pesante (da questo punto di vista, l’espediente narrativo del ritrovamento dei DVD con immagini crude montate dai ragazzi serve ad alimentare ulteriormente la suspense) ma quando sembra che il lungometraggio stia prendendo una piega ben precisa ecco che il regista rimette in gioco le nostre certezze con un atto finale inaspettato che però risulta coerente con il messaggio che l’opera vuole lanciare (nonostante l’eccessivo colpo di scena).
I temi trattati dal film sono tanti, dall’alienazione generata dai mezzi di comunicazione (che in alcuni casi può provocare istinti suicidi) fino a toccare l’argomento spinoso della sempre più precaria sensibilità ecologica da parte del popolo francese (e, più in generale, del mondo occidentale). Il cineasta gestisce ottimamente i tempi narrativi con una regia solida e senza fronzoli, aiutato anche dall’ottimo Laurent Lafitte nel ruolo del tormentato Pierre e da un cast di giovani attori bravissimi nel dar vita ad uno spaventoso gruppo di studenti che potrebbe essere l’incubo di ogni insegnante.
Al netto di qualche sbavatura perdonabile, L’Ultima Ora (L’Heure De La Sortie) è un prodotto godibile capace di intrattenere ma anche di far riflettere sull’indifferenza dei nostri tempi.
Giuseppe Sallustio, Anonima cinefili
Da giovedì 4 luglio L'ultima ora è al cinema del carbone.

23 giugno 2019
Sir – Cenerentola a Mumbai
In sala in questi giorni ce n’è una bellissima, anticlassista, delicata e toccante, protagonista di Sir – Cenerentola a Mumbai. Ratna è una “serva”. Nell’attico che sovrasta Mumbai del giovane “padrone” Ashwin – il “sir” del titolo secco, in originale – prepara acqua e lime, accende l’aria condizionata, acquista montone turandosi il naso perché vegetariana, scalza e silente si rintana nel bugigattolo dove dorme dietro la cucina ...
Una favola onesta e ben contestualizzata che racconta senza ipocrisie la condizione delle donne nella società indiana e soprattutto la piaga delle nette divisioni tra caste.

20 giugno 2019
La Kulturzentrum Linse di Weingarten ospite al carbone
Venerdì 21 giugno alle 21:15 ritornano a Mantova gli amici del Kulturzentrum Linse di Weingarten per programmare un'intera serata al cinema del carbone, proseguendo il nostro gemellaggio artistico e cinematografico. L'evento che ci portano quest'anno mescola musica da camera barocca, video proiezioni e recitazione, per un'opera che tratta il mito di Orfeo in chiave moderna:
Orfeo ovvero: Dell'impazienza nell'amore
Un pasticcio di opera barocca
Ensemble Petite Reprise
Dorothea Mertens : soprano
Katja Verdi: flauto dolce
Renate Marpert: clavicembalo
Michel Marpert: violino basso
Recitativi letti da Giovanna Granchelli
L'ingresso è l libero ( fino ad esaurimento posti). La serata è realizzata in collaborazione con l'Associazione Mantova Weingarten.

19 giugno 2019
Presentazione di Blue my mind a cura della SPI
Mercoledì 19 giugno alle 21:15 l'anteprima di Blue my mind - Il segreto dei miei anni sarà introdotta da Luciano Negrisoli e Alberto Romitti, psicanalisti della Società Psicoanalitica Italiana. L'esordio alla regia di Lisa Brühlmann utilizza una cupa fantasia per portare nuova linfa al genere che tratta il periodo della crescita e i drammi che precedono la maturità.
Nel film della regista svizzera, il coming of age è rappresentato attraverso la più diretta delle metafore: il mutamento del corpo. La giovane Mia, in una Zurigo festaiola, attraversa una fase di ribellione adolescenziale in cui sperimenta droghe, alcol e i primi rapporti sessuali. Pellicola che prende spunto dal cinema indipendente e underground, quello della Brühlmann è un film originalissimo, premiato con la Camera D’oro Alice/Taodue nella sezione Alice nella Città della 12. edizione della Festa del Cinema di Roma.
La serata è patrocinata dal Comune di Mantova.

18 giugno 2019
Luca Ragazzi presenta Dicktatorship
I documentaristi Gustav Hofer e Luca Ragazzi ritornano a trovarci col loro ultimo film Dicktatorship. Fallo e basta!, dopo averlo presentato al Hot Docs Festival di Toronto, al Docs Against Gravity Film Festival di Varsavia e al Biografilm Festival di Bologna, Luca Ragazzi sarà nostro ospite in sala martedì 12 giugno alle 21:15.
Nel film i due registi raccontano cosa hanno capito del maschio, utlizzando quella del pene come metafora del potere. In un Paese dove circolano 887 modi di nominare il pene e Silvio Berlusconi chiedeva (in un video diventato virale) alla dipendente di un’azienda di energie rinnovabili: «Signorina, lei viene? E quante volte viene?», sono andati alla ricerca dei responsabili di questa situazione, tra i cinque pilastri della società: la famiglia, la scuola, i media, la chiesa, la politica. Insomma, tra chi ha creato quella mentalità che penseremmo connaturata nelle vecchie generazioni ma che invece è trasversale, prende uomini e donne, ed è anche nella testa dei più giovani. Dicktatorship non è un film sulle donne, ma sugli uomini che devono cambiare. La serata è promossa con il supporto del movimento Non una di meno - Mantova.

31 maggio 2019
Paolo Zucca presenta L'uomo che comprò la luna
"Un pescatore sardo ha promesso la Luna alla donna che ama. E i Sardi le promesse le mantengono". E dalla volontà di tener fede alla parola prende le mosse di L'uomo che comprò la luna, la commedia surreale che atterrerà - o, meglio: allunerà - al cinema del carbone martedì 4 giugno alle ore 21.15. A presentarlo in sala sarà il regista Paolo Zucca, già autore del fortunato L'arbitro, che in questo nuovo film prova a illustrare la quintessenza della sarditudine... a suon di risate. Tra spie infiltrate e pressioni americane, eroi della storia sarda e paesaggi tra il bucolico e il lunare, il protagonista del film, l'agente segreto Kevin Pirelli riscoprirà la propria rinnegata identità nonché l'autore dell'incredibile impresa commerciale.